I marciapiedi di Milano e la «cacca d'arte»
di Giulia Borgese
Milano ha, giustamente, un futuro di merda. Lo ha deciso il vulcanico assessore alla cultura che una ne fa e cento ne pensa, progettando due grandi mostre sulla cacca. La prima sarà sul rapporto tra arte ed escrementi, ispirata a quel giovane genio che fu Pietro Manzoni, il quale nei primi anni Sessanta del secolo scorso, della sua «Merde d'artiste» — ben chiusa e saldata dentro una lattina — fece un simbolo fortissimo della decadenza dell'arte stessa, e dal bar Giamaica lo spedì in tutto il mondo.
La seconda invece parte da «Cacas», volume edito circa cinque anni fa dal mensile «Colors», allora diretto da Oliviero Toscani: il sottotitolo «a coffee table book» ironizza sul contenuto, che sono le cacche di tutte le bestie dello zoo di Madrid, fotografate, si può dire con passione, da Marirosa Toscani Ballo.
A questo punto, anche perché non c'è il due senza il tre, vorremmo proporre un'altra e molto più urgente mostra fondata sulla coprolagia. Potremmo intitolarla semplicemente «Milano e la sua cacca». Tutti i lettori sono invitati a parteciparvi usando il telefonino piuttosto che la macchinetta digitale che tengono in tasca, per fotografare i marciapiedi, le aiuole, i giardinetti, i sagrati, le piazze e piazzette, che nella nostra città sono normalmente conditi da stronzi freschi o stagionati, grandi o piccoli, multiformi o spiaccicati.
Stando bene attenti, perché ce ne sono perfino di coperti da fazzolettini di carta, onde meglio ingannare lo sprovveduto pedone. Sicuramente l'ispirazione artistica risulterebbe di volta in volta gestuale, simbolica, naturalistica, realistica, brutalista, eccetera. E però anche civile. Dunque senza indugio tutti al lavoro, perché questo non è uno scherzo.
Milano e la merda sono legati indissolubilmente.
Approvo sgarbi. Is in the air!
Milano e' sempre stata merda fin dai tempi dei LONGOBARDA invasori del LIME ROMANO