Io vado in moto, ma, in effetti, a volte uno ha dvanti delle bici ondeggianti e un po' si rischia..ovviamente senza estremizzare si può dire che è meglio aumentare il numero delle piste ciclabili urbane.
ma A.F. sta per "affarista filibustiere" o per "affievolito fisicamente"?
Mah, alberto, io invece balzo sulla "giuria" come un sol uomo, anche perché sono davvero uno solo... ;-)
Accidenti, l'articolo in questione incoraggia all'uso della bicicletta, come sport, e vuole solo spiegare come fare. Non dice affatto che "non si deve girare in bici in città, perché è pericoloso", scrive invece che "il ciclismo va fatto esclusivamente in zone prive di traffico ed in strade sicure", e che "se c’è l’opportunità di pedalare in viali tranquilli allora è ora di rispolverare la bicicletta, controllarne lo stato, oliare i freni, controllare i raggi ed il sellino".
O vogliamo forse dire che usare la bicicletta in città è una passeggiata, non è rischioso? Che si può fare ciclismo sulle circonvallazioni?
Bene, ti (vi) consiglio di dare un'occhiata a Sicurezza in bicicletta[1] (pdf 735 kB), da cui cito:
"la localizzazione degli incidenti per pedoni e ciclisti avviene principalmente nelle strade urbane, dove sono concentrati il 42% dei morti ed il 72% dei feriti (questa concentrazione incidentale nelle aree urbane è un dato assolutamente anomalo rispetto alla media UE)"
"nel nostro Paese gli spostamenti su biciclette siano caratterizzati da un livello di rischio nettamente più elevato (+39%) della media UE, ovvero da un tasso di mortalità pari a 43 morti per miliardo di passeggeri*chilometro, contro una media europea di 29 e paesi del nord Europa (Svezia, Irlanda, Olanda, Danimarca) con un tasso di mortalità minore della metà di quello italiano"
"l’Italia risulta uno dei due Paesi che, nell’ultimo quinquennio, hanno registrato un incremento delle vittime. Il dato è reso ancor più grave dal fatto che in Italia, in questo periodo, il volume di spostamenti in bicicletta è rimasto sostanzialmente stabile e, conseguentemente, l’aumento del numero di ciclisti morti è da imputarsi in misura nettamente prevalente al decadimento dei livelli di sicurezza specifici di questo comparto di mobilità"
Ora, la domanda è: A. F. è un "idiota" perché segnala un problema reale?
Mah...
[1] Documento del 2004 - dalla rivista "Amici della Bicicletta" della FLAB - i dati lì citati sono dell'ISTAT e di altri istituti di ricerca statistica.
"è meglio aumentare le piste ciclabili". Questo è il tipico equivoco del qualunquista milanese. L'aumento delle piste ciclabili, fatte come sono quelle attuali, cioè spendendo inutilmente un casino di soldi, per fare le aiuole di contorno, il manto di quel dato colore, i semafori con anche l'iconcina della bicicletta, sono una cagata. Oltretutto se nessuno le fa rispettare, e esse sitrasformano in un parcheggio, piuttosto che in un camminamento per anziani o signore con la spesa, che guai ad andargli a dire che lì non ci devono andare. Infatti queste piste sono lunghe mediamente 300 metri (vedasi per esempio quella di Via morgagni cui andrebbe dato il premio per la cagata degli ultimi 5 anni).
Le piste ciclabili, per come la vedo io (e per come la vedono a Berlino, Amsterdam, Parigi e in tutte le città serie e più evolute) sono una semplice corsia ai lati di ogni strada urbana, nella maggior parte dei casi marcata solo da una linea bianca e dall'icona della bici. Come la corsia preferenziale della 94 sulla circonvallazione interna di Milano, o le strisce gialle per i taxi, per intenderci. tale linea è larga massimo, credo, un metro scarso. Tale linea consente di rendere percorribili e raggiungibili tutti i punti di una città da qualsiasi punto sulle due ruote. Tale linea, poi, dove è possibile se ci sono soldi in alcune zone diventa una pista ciclabile come quella attuale di Milano, con tanto di aiuole, manto di colore diverso, segnaletica ecc. Ma sopratutto tale corsia è fatta drasticamente rispettare. Nessuno si sogna di invaderla. Tipico del turista italiota nelle città succitate è infatti il tentare di invaderla, non avvedendosi della presenza di tale pista e di beccare gli insulti più pesanti nonché il rischio di venire investito. Dai passanti compresi. Come si è fatto in queste città ad arrivare a una forma di ripsetto e civiltà tale? credo senza troppe difficoltà: con la stessa volontà e efficienza con cui per esempio in italia oggi si fa rispettare la legge anti-fumo nei locali. E' difficile? C'è bisogno di spendere tanti soldi. Forse in viglili. Lo spazio per la corsia ciclabile, almeno a Milano, c'è già. Sta lì davanti ai vostri occhi su ogni strada, solo che non volete vederlo. per aiutarvi anni fa qualcuno, non ho mai capito bene chi, disegnò tale corsia su molte vie. Per rendere evidente ciò che è sotto gli occhi di tutti. Basta volerlo. Dedalus, datti pace: le piste cilcabili come le intendiamo noi non solo riserve protette per animali in via di estinzione. Sono il futuro. Se non si vuole soffocare.
Va bè, questo AF mi sembra il solito articolista che non sa cosa scrivere e si inventa a parlare di bicicletta e che, come molti nostri compatrioti, ritiene essa sia solo un attrezzo sportivo.
Che sia soprattutto un mezzo di trasporto che meriti di essere tutelato ed incentivato non gli sfiora neppure l'anticamera del cervello.
Infatti parla di "ciclismo". E pensa sicuramente solo a quello sportivo.
Per altri giornalisti, più o meno sulla sua stessa lunghezza d'onda, i ciclisti urbani non sono semplici cittadini che usano la bicicletta per muoversi in città, no, per loro sono sicuramente "appassionati delle due ruote". Quando, per es., gli dici che sei un iscritto ad un'associazione di ciclisti urbani, ti rispondono "Ah sei un patito della bicicletta!!" e giù con le discussioni sull'ultimo Giro d'Italia.
Come se quando tu gli dicessi che usi l'auto per andare al lavoro e sei iscritto all'ACI, ti inquadrassero automaticamente per un patito di Formula 1 e di Gran Premi .....
Non li sfiora l'idea che molti usano la bicicletta per muoversi perchè è pratica, economica, ecc. senza nutrire verso di essa un particolare amore o passione. Come userebbero l'auto, l'autobus o il treno, insomma.
E a questi ciclisti, in genere, come a me, del Giro d'Italia non gli interessa minimamente.
Assurdo. E' evidente che siamo di fronte ad un branco di sotto-acculturati la cui principale e forse unica lettura quotidiana consiste nella Gazzetta dello Sport (e, badate bene, non ho nulla contro questo giornale, solo che uno non può basare la propria cultura ed informazione solo su di esso!!!).
Caro Alberto, di vere "calderolate" su questo argomento in questi miei 20 anni di militanza cicloecologista ne ho lette a vagonate e anche molto molto peggio di quella citata, che forse non è poi così malvagia.
Cioè, riflettici bene, teniamo conto del fatto che affermare che "usare la bici in città può essere pericoloso" non è di certo una falsità (in molti contesti urbani perlomeno). Non è neppure sbagliato dire che se ti muovi in bicicletta "per piacere" (cicloturismo o allenamento sportivo) è meglio farlo su strade tranquille e senza traffico (io, personalmente, non ho mai capito quei ciclisti sportivi che si allenano su trafficatissime statali, quando a volte nello stesso territorio che attraversano esistono miriadi di strade alternative con poco traffico).
E' sbagliata solo l'omissione nel dire che se usare la bicicletta in città è diventato pericoloso (o è percepito come tale), bisogna fare di tutto per cambiare le cose .... non rassegnarsi.
D'altra parte, è inutile illudersi, al 90% dei ciclosportivi non interessa una cippa dell'uso quotidiano della bicicletta come mezzo di trasporto. Quindi aspettarsi affermazioni pro ciclista urbano da gente la cui unica fonte è la Federciclismo (vedi link alla fine articolo) è abbastanza utopico.
Lasciagli le loro gare, seguite da schiere di automobili, e altro non avrai.
Personalmente è una vita che occasionalmente mi confronto anche con il mondo "ciclosportivo" e devo dire che, a parte qualche "mosca bianca" o qualche affermazione di principio, raramente ho trovato una vera attenzione alla bicicletta come mezzo di trasporto (fosse anche solo per il cicloescursionismo o il cicloturismo, inteso come turismo in bicicletta).
Bò, che dirti, io personalmente con questi ciclosportivi cerco comunque di dialogare, ma se se ne fregano di quel che diciamo non gli faccio di certo la guerra. Sarebbe come farla ai calciatori, ai tennisti o ai giocatori di hockey su ghiaccio. Per molti di loro la bicicletta è solo una pratica agonistica, come tante altre, ne più, ne meno. Non c'è niente da fare.
Le piste ciclabili non sono la soluzione, perché ghettizzano e deresponsabilizzano il traffico a combustibile.
La soluzione è una regolamentazione del traffico che dia sempre e comunque ragione al mezzo più debole, quello che - anche se commette un errore - ha il danno maggiore. Il pedone sul ciclista, il ciclista sul motociclista, il motociclista sull'automobilista e così via. Basterebbe aggiungere poche cose: l'attenzione ai limiti di velocità, limiti più bassi in alcune strade, accesso ai sensi unici per le bici, rastrelliere fatte con buon senso. Pochi interventi che da soli contribuirebbero a spostare da sedile a sellino un numero significativo di cittadini.
Questo è il tipico equivoco del qualunquista milanese
Accetto il qualunquista, ma non il milanese.
Fortunatamente questo difetto mi manca.
Ho scritto il mio lungo post prima di leggere Achab.
D'accordo con tutto, salvo sulle piste ciclabili.
In Italia c'è una tale "sottocultura" che le corsie ciclabili non vengono sistematicamente rispettate.
Farle va bene, cercare di farle rispettare va bene.
Però dov'è possibile fare delle ciclabili separate e magari anche su percorsi alternativi al traffico, queste danno maggiore sicurezza (e stai meglio se sei lontano dalle auto) ed "incentivano" la gente a muoversi in bicicletta (spesso è anche una questione di "percezione" del pericolo e non tutti sono giovani aitanti dai riflessi pronti che amano affrontare il traffico urbano).
Magari a Milano è più complicato, però si può fare. Vieni a vedere, per es., cosa hanno fatto e cosa stanno facendo qui a Mestre.
Più in generale vanno presi anche provvedimenti di "moderazione del traffico" per rallentare la velocità (in particolare in alcuni contesti).
In Europa (ho viaggiato anch'io) ho sempre visto un mix di provvedimenti. Non so Berlino (non ci sono stato, purtroppo) ma in altre città tedesche ed in Olanda, nonostante il maggior rispetto che in Italia, molte ciclabili sono comunque su sede propria e ben separate.
E comunque l'importante, su questo sono d'accordo con te, è che il mix di provvedimenti assicuri la continuità della rete (i 300 metri non servono proprio a niente!).
Ah, meno male per te. Ma il discorso vale per qualsiasi città italiana, prutroppo.
Non offenderti per il "qualunquista": intendo colui che non pedalando, non può sapere. Cioè tanti.
gerry, il problema sono i soldi. E io penso che questo diventi la scusa per non fare niente. quando, come detto anche da Alberto, basterebbe poco e da subito. e fondamentalmente una cosa: che si facciano rispettare le regole. Se istituisci una corsia preferenziale su ogni strada, anche con una semplice striscia gialla, la fai rispettare a suon di multe. alla fine, non ci sarà nemmeno più bisogno di contorllare. Insisto sul paragone legge anti-fumo: hai mai visto qualcuno soltanto provare ad accendersi una sigaretta in un locale?
> Le piste ciclabili non sono la soluzione,
> perché ghettizzano e deresponsabilizzano il
> traffico a combustibile.
Caro Alberto, su questa affermazione il movimento dei "ciclisti urbani" talvolta si divide.
Io sono invece fortemente a favore delle piste ciclabili.
Secondo me, bada bene, non sono LA soluzione, cioè non bastano. Ho già scritto che serve "un mix di provvedimenti", compresi quelli da te citati.
Altrimenti il rischio è comunque quello di ritrovarsi con alcune ciclabili, magari scollegate dal contesto urbano, sicuramente sempre "deserte".
Però secondo me hanno comunque un'importanza prioritaria se si vuole rilanciare l'uso della bicicletta.
Poi, cosa vuoi che ti dica, il traffico a combustione mi sembra già parecchio deresponsabilizzato. Non saranno di certo le ciclabili a deresponsabilizzarlo (anche perchè ci sono comunque molti punti di interconnessione).
Cosa proponi Achab, di centuplicare le forze dell'ordine?
Il 99% delle volte che subisco un "torto" da un automobilista, che magari mette a rischio la mia vita, di vigili non c'è l'ombra!!
Io preferisco provvedimenti FISICI: ciclabili separate, rallentatori di traffico, restringimento delle corsie per auto, attraversamenti pedonali con restringimento e isola salvagente, ecc. ecc. ecc.
Ho visto auto schiantate contro isole salvagente, perche correvano come i pazzi in città (visto che, evidentemente, vigili in giro non ce n'erano).
Così mi piace.
Poi che a certi automobilisti bisogna togliere la patente a vita .... d'accordo. Ma purtroppo non basta.
Questo thread mi rende molto triste; triste perchè da ciclista napoletano io non posso neanche permettermi di parlaredi piste ciclabili e amenità simili: qui si lotta per la sopravvivenza della specie, qui siamo in via di estinzione e, manco a dirlo, i principali responsabili sono gli automobilisti; dalle mie parti, infatti, il ciclista non esiste, nel vero senso della parola: non siamo visbili, emettiamo radiazioni nel campo dell'infrarosso o dell'ultravioletto, ma tra il rosso ed il blu proprio non ci siamo; non siamo abbastanza rumorosi, non siamo abbastanza grossi, non siamo abbastanza forti.
E pure rispetto le norme (compresi i sensi unici); mi fermo quasi sempre ai semafori; non importuno le vecchiette e cheido solo di fare, per sport, un centinaio di chilometri in santa pace una volta a settimana.
Proposte: semplicemente rispetto per il codice della strada, che non vieta l'utilizzo della bici come mezzo di trasporto; poi si potrebbe obbligare ogni automobilista italiano ad un soggiorno educativo di almeno tre giorni ad Amsterdam, con la propria macchina (imparerebbe di certo a rispettarle, le bici).
Vi invidio, amici milanesi: almeno voi potete discuterne di queste cose!
Gerry: in effetti a mettersi nei panni del cicloprincipiante quello che dici tu ha senso. la pista ciclabile dà sicurezza. Il problema è che la pista ciclabile è comunque un'infrastruttura che richiede un impegno di tempo e denari. Regole ferree richiedono solo di farle applicare.
non attacchiamo tutto ciò che si muove! l'articolo in questione non ha nulla di sbagliato. Spiega come usare la bicicletta da un punto di vista sportivo e, se all'inizio dice che è pericoloso farlo su strade urbane trafficate e di stare attenti a stare su piste ciclabili allora lo fa solo per avvertire di un possibile pericolo e mettersi l'anima in pace. Un pò come sulle istruzioni di un origami per bambini: "fate attenzioni alle forbici". In effetti il problema della pericolosità dell'uso della bicicletta in strada esiste anche dalle mie parti e l'articolo questione non è certamente il luogo adatto per discuterne. Non credo faccia nulla di male a dirti di stare un pò attento. Piuttosto pensiamo invece a quanto è triste DOVER avvertire di un tale pericolo quando si parla di bici.
Anche dove ci sono regole ferree, fatte rispettare (per quel che si può), e soprattutto sensibilità e rispetto dei ciclisti (e non solo), vedi ad es. l'Olanda, si fanno piste ciclabili separatissime e si prendono provvedimenti di moderazione del traffico.
2 le ragioni:
- le automobili, puoi mettere tutte le regole ferree che vuoi e fare educazione finchè vuoi, sono comunque un mezzo di trasporto pericoloso per gli altri utenti della strada;
- oltre che più sicuro può essere più piacevole pedalare in uno spazio proprio, possibilmente lontano dal traffico, anche per chi la bicicletta la usa spesso; si aumenta l'utenza ciclistica anche così.
Le piste ciclabili "separatissime" non sono necessariamente costose, si possono utilizzare marciapiedi esistenti, si possono chiudere al traffico automobilistico alcune strade e riservarle solo alle bici, ecc.
Una rete ciclabile è un progetto complesso e articolato dove il costo è solo uno degli aspetti del problema. Di solito il problema principale è "la volontà politica" (anche dei cittadini). Non si vuol togliere un metro quadrato alle auto!! Ecco il problema principale.
I costi delle ciclabili possono essere più o meno alti, a seconda di come le si fa, comunque i costi per certe Amministrazioni sono e restano un alibi, si vedano i capitoli di spesa per le infrastrutture stradali dove per la ciclabilità in percentuale basterebbe un'inezia. Se un Comune le vuole fare, allora trova i soldi e le realizza bene. Le schifezze di poche centinaia di metri, non inserite in una rete, che vedete in giro per mezza Italia non rappresentano certo un esempio su cui basarsi.
Personalmente, poi, non sono poi nemmeno tanto convinto che sia facile, almeno in Italia, introdurre da un giorno all'altro regole ferree e farle rispettare. Non mi fraintendere, è una cosa che deve essere assolutamente fatta, però temo che anche per questa i tempi siano lunghi.
Serve tra l'altro anche un cambiamento "culturale" e i tempi sono ancora più lunghi.
Insomma resto convinto che ci sia da battagliare su più fronti e la battaglia per le ciclabili è uno di questi (sicuramente, come ciclisti urbani, va chiarito che non chiediamo SOLO questo e che NON BASTA).
gerry, la pista ciclabile ormai è diventato a milano il punto comune di tutti i candidati. Perché? Perché tanto si sa che se ne potranno fare poche e che renderanno più facile poi la spiegazione del motivo per cui per le bici non si sarà fatto molto: mancano i soldi. Combattere per uno spazio migliore significa anche non farsi fregare. La bici ha diritto di stare in strada, con una sua corsia. Non c'è bisogno di cotruire spartitraffico o segnali ad hoc. Tanto per far vedere quanto ci si adopera. Sanno di presa per il culo: sono lunghi 200 metri, poi il nulla. La merda metropolitana. La bici va innzitutto riconosciuta come mezzo a tutti gli effetti del traffico urbano. E per farlo va fatta rispettare. Con le leggi che ci sono già, basta applicarle. Meglio una corsia preferenziale su tutta la circonvallazione interna e esterna più varie a raggiera nelle strade che portano in centro, tracciata con una generosa mano di vernice e qualche vigile volenteroso. Telecamere a iosa ce ne sono già. Possono essere utilizzate per le infrazioni. Come quelle sulla corsia degli autobus. Ci vuole poco: cioè tanto, ovvero la volontà reale di farlo.
Poi solo poi, si potranno costruire tute le piste ciclabili con tutti i semafori appositi e le aiuole che vuoi.
Milano è piccola, Milano è in piano.
Roma è anche più divertente per un ciclista.
Basta volere.
Achab, sulla demagogia dei candidati sulle ciclabili, ne so qualcosa, sono vicende che ho vissuto a lungo sulla mia pelle, figurati.
Il fatto però che certa gente mi/ci abbia preso per i fondelli per decenni non mi fa cambiare idea, anzi.
Per quello che riguarda Milano, poi, non lo so, puoi avere ragione tu, non è nelle mie competenze e lascio volentieri ai miei amici ciclisti milanesi capire quali sono le loro priorità.
La mia idea sulle ciclabili si basa sulla mia esperienza, come proposta per le città dove ho vissuto (prima a Verona, dove prima la DC e poi il centrodestra ci ha preso in giro per decenni, e adesso in tema di ciclabilità il centrosinistra predica bene e razzola male, adesso a Mestre dove vedo qualcosa di più concreto, soprattutto un'amministrazione attenta e con le idee chiare).
E' anche giusto capire che ogni città, ogni contesto, ha delle esigenze diverse.
Lo constato anche dalle attività e dalle piattaforme propositive-rivendicative delle diverse associazioni ciclo-ecologiste, che spesso sono radicalmente diverse da città a città.
Qui Adimant ci raccontava giustamente la realtà del sud Italia, dove disquisire di "ciclabili si - ciclabili no" sembra più che altro fantascienza e dove probabilmente serve soprattutto un'azione culturale (anche se, non conoscendo a fondo quelle realtà, non sta a me dirlo).
vabbè, io non sono "cicloecologista", non milito, solo pedalo. Il 90% dei miei spostamenti in cerchia urbana, l'altro 10% coi mezzi. ma amo follemente il senso di libertà delle 2 ruote, non so un cavolo di manutenzione, pago (poco) per questo. adesso se uno viene a dirmi che la bici va fatta esclusiamente in posti senza traffico, mi incazzo. a stoccolma, le piste ciclabili ci sono eccome, però è pericolo lo stesso.. mi fa arrabbiare, ma ,da sinistra, invoco tanti bei vigili che facciamo rispettare l'abc del codice della strada, il che basterebbe a rendere la bici meno adrenalinica ...
Trattasi non di "attacco" o "presa di posizione" (siete troppo ottimisti, ragazzi miei) ma di spudorato redazionale travestito da articolo (che articolo non è) per promuovere la vendita degli atttrezzi ginnici da camera. Sarebbe auspicabile, secondo me, una maggiore attenzione sulla pubblicità occulta dei quotidiani cosiddetti autorevoli (Repubblica, Corriere, Stampa).
Vorrei solo segnalare che a Milano si sono raggiunti nuovi picchi nei PM10 in un periodo dove di traffico non è che ce ne sia moltissimo, quindi forse per ridurre l'inquinamento sarebbe più utile pensare a qualcos'altro, magari a controllare il riscaldamento delle abitazioni ecc... voglio dire, le macchine sono brutte e cattive, ma non è che siano il vaso di pandora... Peraltro, penso che la considerazione di A.F. non sia così "idiota" (anche se a dire la verità il blogger giacobino non si è fermato all'idea, ma è andato direttamente alla persona, tanto per cambiare), inserita nella rubrica "salute". Andare in bici in città dove c'è molto traffico è obiettivamente pericoloso. Se uno non vuole rischiare di perdere la salute, è meglio che non lo faccia. Mi sembra una considerazione sensata: siccome il 90% delle persone non usa la bici tutti i giorni nella giungla urbana, penso che non ci sia niente di sbagliato nell'avvertire che può essere pericoloso girare per strada, e che sarebbe meglio andare in zone poco trafficate, se quello che interessa non è usare la bici tutti i giorni sempre e comunque (non mi sembra che l'articolo si rivolga agli appassionati delle due ruote, come si può capire dalla parola "rispolverare"), ma solo fare un pò di moto per tenersi in forma. Se poi si vuol trovare a tutti i costi un pretesto per farsi girare i coglioni e dare addosso a qualcuno, così da sentirsi più sereni dopo, è un altro discorso. Anche perchè voglio dire, rompersi la testa per un articolo del 2002, in un blog aggiornato gioralmente, mi sembra veramente ridicolo.
Ma dai, sbrencu. Già altri, io compreso, hanno evidenziato che effettivamente l'articolo non diceva grandi eresie e, capito il contesto, sicuramente non meritava il premio Calderoli. Lo ripeto c'è di peggio in giro.
Ma ... forse è che a forza di prendere legnate e sentire castronerie finiamo magari con prendercela con l'imbecille di turno piuttosto che con i veri responsabili.
Tutto sommato però Alberto ha provocato una bella discussione.
Sottoscrivo, parola per parola, il post di sbrencu.
Caro gerry, è vero che la discussione è bella, il merito però è anche (soprattutto?) dei commentatori.
Il blogger ha tante belle idee, sono d'accordo (se no non lo leggerei nemmeno), ma qualche volta sbraca... Mi sembra giusto farglielo notare.